Atto di pignoramento presso terzi stipendio: modello, limiti e minimo vitale
Tutto sul pignoramento presso terzi dello stipendio
Il pignoramento presso terzi dello stipendio è uno strumento a cui i creditori possono ricorrere per recuperare il proprio credito. Questa procedura legale, regolamentata dalla normativa italiana, consente di intercettare quanto dovuto direttamente dal datore di lavoro e di incamerare una porzione della retribuzione del debitore per soddisfare i crediti in sospeso. Per effettuare un pignoramento presso terzi dello stipendio, è indispensabile seguire un modello preciso, il quale deve riflettere i limiti imposti dalla legge, garantendo al contempo la salvaguardia del minimo vitale del lavoratore debitore. Tali limiti sono definiti con attenzione per assicurare che, nonostante il recupero forzato del credito, il lavoratore mantenga una quota di stipendio indispensabile per le necessità primarie proprie e della sua famiglia.
Cosa significa pignoramento presso terzi dello stipendio?
Con il pignoramento presso terzi, i creditori possono recuperare il credito che vantano nei confronti di un debitore inadempiente. Invece di attaccare il patrimonio di questi, che potrebbe essere insufficiente, i creditori possono intervenire presso soggetti terzi che siano a loro volta debitori del debitore.
Il caso tipico, per intenderci, è quello del datore di lavoro tenuto a corrispondere lo stipendio al debitore pignorato. Con il pignoramento presso terzi stipendio, i creditori possono risalire alla fonte e distrarre verso di loro una parte di questo pagamento.
Questa procedura stabilisce con precisione i limiti e le modalità del prelievo forzoso, assicurando che sia rispettato il principio del minimo vitale. A seconda del tipo di debito, il pignoramento presso terzi dello stipendio prevede dei limiti specifici: il debito può essere definito ordinario, alimentare o tributario, assicurando che il prelievo non ecceda una certa percentuale dello stipendio netto del lavoratore.
Per quanto riguarda i debiti ordinari, il pignoramento può arrivare ad un quinto del reddito percepito mensilmente. Per i debiti alimentari, quelli che ad esempio insorgono per il mantenimento dei figli in seguito ad una separazione, le somme pignorate possono arrivare a un terzo dello stipendio netto. Un quinto dello stipendio è anche la somma massima per i debiti tributari, per debiti superiori ai cinquemila euro. Al di sotto di tale soglia, la quota scende progressivamente fino a un decimo dello stipendio netto.
In caso di più pignoramenti simultanei, questi non possono superare la metà dello stipendio netto, se si riferiscono a debiti di diversa natura. Se i debiti sono della stessa categoria, queste dovranno ripartirsi i limiti dello stipendio sopra citati.
Atto di pignoramento presso terzi stipendi: limiti e minimo vitale
La riforma Cartabia ha apportato modifiche significative al processo di pignoramento, rendendolo più equo e trasparente, in particolare con l’introduzione dell’obbligo di notificare l’iscrizione a ruolo della procedura di pignoramento sia al debitore che al terzo pignorato.
Questo meccanismo garantisce che il debitore sia adeguatamente informato dell’azione legale a suo carico, permettendogli di adottare misure difensive. La mancata notifica o il mancato deposito dell’avviso di iscrizione a ruolo rende il pignoramento inefficace, offrendo ulteriori tutele al lavoratore.
Dal 1° gennaio 2024, sono stati introdotti nuovi limiti per il pignoramento dello stipendio, una misura influenzata dall’inflazione e regolamentata dall’Inps, che si applica specificamente ai salari accreditati sui conti correnti e non direttamente presso i datori di lavoro.
Questo tipo di pignoramento, definito come pignoramento presso terzi secondo, è regolato dagli articoli 543 e 545 del Codice di procedura civile. L’articolo 543 disciplina il pignoramento di crediti che il debitore ha nei confronti di terzi, come nel caso dello stipendio versato dal datore di lavoro. Il pignoramento si effettua mediante un atto notificato al terzo (ad esempio, il datore di lavoro o l’istituto bancario) e al debitore. Questo atto deve indicare il credito da ripagare, il titolo esecutivo che autorizza il pignoramento e un precetto, che è un’intimazione al debitore a soddisfare l’obbligo entro un termine specifico, generalmente dieci giorni.
L’articolo 545 stabilisce il limite alla pignorabilità dello stipendio, per tutelare il cosiddetto “minimo vitale” del lavoratore debitore. La legge prevede che una quota dello stipendio netto rimanga impregiudicata da azioni esecutive, per garantire al lavoratore le risorse minime necessarie per vivere. In generale, lo stipendio può essere pignorato nella misura massima di un quinto per debiti ordinari, ma il limite può variare in presenza di specifici debiti, come quelli alimentari o tributari, che possono giustificare un pignoramento fino alla metà dello stipendio.
Il discorso cambia se prima del pignoramento lo stipendio è già stato accreditato sul conto corrente o postale del debitore. In questo caso, sono pignorabili le somme che superano il triplo dell’assegno sociale. Questo limite è soggetto a rivalutazione annua. Nel 2024, l’incremento dell’assegno sociale del 5,4% ha portato a un nuovo limite di pignoramento di 1.603,23 euro, adeguando così la soglia alla nuova valutazione dell’assegno sociale a 534,41 euro. Nel 2023, questo limite era pari a 1.509,81. Ciò significa che, se il conto corrente del debitore pignorato ha un attivo di 3.000 euro, potranno essere pignorati fino a 1.396,77 euro (3.000 euro – 1.603,23 euro). La logica è piuttosto semplice: una volta accreditato, lo stipendio si confonde con il patrimonio liquido del debitore che diviene soggetto al pignoramento nei limiti stabiliti.
La revisione periodica dell’assegno sociale assicura che i lavoratori conservino una quota sufficiente del loro salario anche in presenza di debiti, mentre fornisce una chiara procedura di recupero per i creditori. Va specificato che, in casi di molteplici debiti di natura diversa, il pignoramento può superare la soglia di un quinto, ma non oltre la metà dello stipendio, equilibrando così i diritti e le necessità sia dei creditori sia dei debitori.
Esempi pignoramento presso terzi dello stipendio
Per il pignoramento presso terzi dello stipendio non rileva il tipo di rapporto lavorativo. Le differenze, illustrate nei paragrafi precedenti, si limitano alla natura del debito e alla condizione delle somme pignorate, se ancora nella disponibilità del datore di lavoro o già in quella del debitore pignorato. I casi sotto riportatati seguono in linea di massima lo stesso criterio. Ecco alcuni esempi di pignoramento presso terzi dello stipendio.
Pignoramento presso terzi: stipendio militare
Il pignoramento dello stipendio di un militare segue le stesse regole generali del pignoramento presso terzi. È pignorabile lo stipendio in ragione di un quinto se ancora da versare da parte del datore di lavoro. Se già accreditato, questo può essere pignorato per la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale. Con la revisione periodica dell’importo dell’assegno sociale attuale a 543,41 euro, la soglia oltre la quale è possibile il pignoramento è di 1.603.23 euro.
Pignoramento presso terzi: stipendio carabiniere
Anche per il pignoramento dello stipendio di un carabiniere valgono le stesse regole generali. È pignorabile lo stipendio in ragione di un quinto se ancora da versare da parte del datore di lavoro. Se già accreditato, questo può essere pignorato per la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale. Con la revisione periodica dell’importo dell’assegno sociale attuale a 543,41 euro, la soglia oltre la quale è possibile il pignoramento è di 1.603.23 euro.
Pignoramento presso terzi: stipendio insegnante
Per gli insegnanti, la legge prevede che è possibile pignorare non più di un quinto dello stipendio. È pignorabile lo stipendio in ragione di un quinto se ancora da versare da parte del datore di lavoro. Se già accreditato, questo può essere pignorato per la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale. Con la revisione periodica dell’importo dell’assegno sociale attuale a 543,41 euro, la soglia oltre la quale è possibile il pignoramento è di 1.603.23 euro.
Pignoramento presso terzi: stipendio part time
Anche per i lavoratori part-time, il limite massimo di pignoramento sulla retribuzione di un quinto del netto dello stipendio. Per legge, non ci sono stipendi minimi per il pignoramento. È pignorabile lo stipendio in ragione di un quinto se ancora da versare da parte del datore di lavoro. Se già accreditato, questo può essere pignorato per la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale. Con la revisione periodica dell’importo dell’assegno sociale attuale a 543,41 euro, la soglia oltre la quale è possibile il pignoramento è di 1.603.23 euro.
Pignoramento presso terzi stipendio: modello e facsimile
Un fac simile dell’atto di pignoramento presso terzi dello stipendio serve come guida per i creditori nel compilare la documentazione necessaria, fornendo tutte le informazioni richieste per la corretta esecuzione del pignoramento. La chiarezza e l’aderenza ai modelli stabiliti sono fondamentali per mantenere l’equilibrio tra il diritto del creditore di recuperare il proprio credito e il diritto del debitore di preservare un’esistenza dignitosa.
Articolo scritto da: Fabrizio Pagni
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